la piscina di siloe
siamo tutti figli dello stesso Padre

Uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 

La Parola che oggi giunge alle nostre orecchie è davvero dura, ferisce il cuore di ogni uomo, va diritta fino a raggiungere ogni pensiero umano, impone di camminare e di lavorare con stili diversi.

E di fronte ad una parola così dura, per evitarla e fare in modo che non ci raggiunga diciamo: non è stata detta per me questa parola, Gesù si è rivolto alla folla, ai suoi discepoli (oggi vescovi, preti, diaconi) e, in modo più elegante e da studiosi delle sacre scritture aggiungiamo, agli scribi ai farisei. Concludiamo allora: questa parola non è per me!

Sentiti uno della folla e prova ad ascoltare questa parola, lasciati raggiungere e ferire da questa parola!

Ogni discepolo del Vangelo, ogni battezzato deve sentire che questa parola è rivolta a tutti i credenti, perché incombe su ciascuno la tentazione di predicare agli altri ciò che non viviamo in prima persona.

Cuore della parola di oggi è la certezza che essa ci consegna: uno solo il Padre vostro, quello celeste.

Il profeta Malachia si rivolge proprio a noi, la parola del profeta Malachia è detta per ciascuno di noi:

Voi avete deviato dalla retta via
e siete stati d’inciampo a molti
con il vostro insegnamento;
avete distrutto l’alleanza di Levi, […]
perché non avete seguito le mie vie
e avete usato parzialità nel vostro insegnamento.

Ascoltiamo l’esortazione del Profeta Malachia ancora e diamoci premura, ascoltiamo la parola del Signore, smettiamola di essere farisei e scribi e lottiamo con forza contro ogni nostra incoerenza, oppressione legalistica, ostentazione vanagloriosa.

Siamo incoerenti ma: non chi mi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma colui che rende gloria al Padre avrà parte del cielo.

Siamo burocrati, vittime spesso di oppressione legalistica per gli altri e per noi stessi rendendo pesante e faticoso il cammino, il lavoro quotidiano, l’abitare la nostra terra ma, imitiamo Gesù e facciamo sì che il nostro carico quotidiano e quello del fratello sia dolce e leggero usando amore e misericordia.

Schiavi di un’ostentazione vanagloriosa. Non operiamo per metterci in mostra, essere ammirati dagli uomini, cercando come pane quotidiano l’approvazione e il compiacimento della folla frutto solo di manifestazione esterne ma operiamo con giustizia a vantaggio del bene comune. Siamo lievito per la farina!

Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro? E’ la domanda del Profeta Malachia oggi rivolta a noi.

Non abitiamo tutti la stessa casa comune? Non siamo tutti creature dell’unico Dio? Non abbiamo tutti noi un unico Padre, quello celeste?

Il Vangelo di oggi ci invita a rinnovare le nostre relazioni umane. Invita la folla e i discepoli ad uscire dall’anonimato con relazioni nuove tenendo presente che siamo tutti figli dello stesso Padre e che uno solo è la guida, il maestro, Gesù di Nazareth.

Tutti i fratelli perché figli del Padre Celeste è la nuova relazione a cui ogni uomo è chiamato e per la quale ogni discepolo deve lavorare seguendo l’insegnamento dell’unico maestro, di  Gesù di Nazareth.

Solo questa nuova relazione che viene dalla consapevolezza di essere tutti figli dello stesso Padre permette alla folla e ai discepoli di camminare insieme, di essere amorevoli, di non trasmettere il Vangelo come sepolcri imbiancati ma di donare con esso la stessa vita, proprio come fa ogni madre.

Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.

Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.

Custodiscimi, Padre, nella pace.

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