la piscina di siloe
VENNERO DA ORIENTE

L’evangelista Matteo ama scrutare e studiare le scritture e nelle profezie in esse contenute legge e intravede i segni di un amore: Jahvè opera per la salvezza del Popolo ed ora porta a compimento la sua opera di salvezza.

Alla nascita di Abramo, racconta la tradizione rabbinica, apparve una stella luminosa, presagio di grandezza che impaurì il potente re Nimrod; nella grotta di Betlemme nasce il nuovo Abramo, il giusto patriarca del nuovo popolo di Dio.

Alla nascita di Mosè, racconta il libro dell’esodo, il popolo soffre schiavo del faraone e il giovane liberatore è perseguitato e costretto all’esilio. Il Bambino Gesù della grotta è il nuovo Mosè, il vero liberatore dell’umanità, anche lui è minacciato nella sua vita ed è costretto alla fuga: il faraone ed il re Erode sono i simboli del male, ostile a Dio, vincitori, ma solo in apparenza, entrambi infatti falliscono nelle loro trame di morte.

La Regina di Saba per vedere ed ammirare la Sapienza di Salomone venne dall’oriente così ora i saggi orientali vengono a prostrarsi ai piedi del Bambino che è nella grotta: il Bambino Gesù è la Sapienza in persona.

Dalla Stella ai saggi orientali, dall’oriente ai magi. 

Tutto è un cammino. 

La figura dei magi è presentata da Matteo come protagonista di un cammino di Fede.

I Magi vedono la stella e iniziano il cammino, scrutano i cieli per vedere la stella e muovere i primi passi perché la stella diventi sempre più luminosa e porti alla luce.

Non conoscono le profezie come la gente di Gerusalemme che pure ripetendo a memoria le profezie adesso non riconosce l’atteso della storia. Gli stessi capi religiosi congiurano contro Gesù, non lo accolgono e lo rifiutano.

I magi, i lontani, i non ebrei, gli uomini del mondo, la chiesa il nuovo Popolo, lo riconosce e lo accoglie.

Dall’oriente i magi muovono i primi passi, inizia il loro cammino di fede, non bastano più a loro le sicurezze e le ricchezze che posseggono, hanno bisogno del cielo. Sono nel buio, vivono qualche ombra e questo permette loro di vedere lo spuntare della Stella.

Oriente è laddove sorge una luce, non una luce piena: Oriente è il luogo degli inizi, dell’aurora.

Vennero da Oriente. Il luogo sta ad indicare un paese dello spirito, la terra della ricerca la terra di donne e di uomini che non danno mai niente per scontato, che camminano e che non si accontentano di guardare la strada e cercano quella stella che può illuminare il cammino. 

I Magi guardano il cielo non per cercare di leggere il futuro negli astri ma piuttosto per trovare un senso alla loro vita: cercavano una luce oltre quella umana. Al contrario del Popolo eletto che, pur possedendo e conoscendo le scritture, non è in grado di fare il salto della fede e di mettersi alla ricerca di Gesù, i Magi seguono la stella, chiedono al popolo dove è luce, quella vera che illumina, perché possano adorarla cioè possano lasciarsi illuminare da essa.

Per incontrare la Luce, anche oggi, non basta alzare gli occhi al cielo e seguire la stella, leggere i segni della natura ma è necessario consultare la storia di un popolo, la promessa fatta ad un popolo. Che non accada anche oggi alla Chiesa di adombrare quella stella, quella ricerca da parte di ogni uomo e di ogni donna della verità.

I magi ci insegnano a non scoraggiarci nella ricerca, a non fermarci nonostante tutte le difficoltà. La stella apparirà e ci condurrà al luogo. Si fermerà fuori perché dentro, nella grotta ad illuminare c’è il Messia, la stella del mattino, che tutti invochiamo e riconosciamo nel dono dell’oro, dell’incenso e della mirra.

La luce del Bambino ha illuminato la nostra vita. Usciamo dalla grotta per raggiungere il giardino dell’Eden, il giardino della resurrezione, seguendo un’altra strada, non quella che ci ha portato alla grotta, ma la strada della speranza, della certezza che, come nella fragilità di un Bambino abbiamo incontrato Dio, con la nostra fragilità, pur camminando a tentoni, di certo, la stella dello Spirito ci condurrà al Padre.

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