la piscina di siloe
APPENA SI FURONO RITIRATI!

Appena si furono ritirati.

Avvertiti in sogno i Magi per un’altra strada si ritirarono nella loro regione. Così Matteo al versetto 12 del capitolo secondo conclude la visita dei magi alla Grotta di Betlemme, al Bambino Gesù. Quindi al versetto 13 Matteo ripete prima del sogno in cui l’Angelo appare a Giuseppe l’espressione appena si furono ritirati.

Mi piace pensare che questo secondo appena si furono ritirati si riferisca alla famiglia di Nazareth, a Gesù, a Maria, a Giuseppe. Finalmente un po’ di pace: i pastori sono andati via, i magi hanno portato i loro doni. Forse, adesso, non abitano più quella grotta che li ha ospitati in un tempo davvero difficile. Un po’ di pace. Si respira un po’!

Ma, appena si furono ritirati cioè dopo un brevissimo tempo di tranquillità ecco ripresentarsi a Giuseppe l’Angelo del Signore e Giuseppe, ancora una volta, si alza, prende con sé il Bambino, Maria sua Madre e fugge in Egitto. Erode vuole uccidere il Bambino, cerca il Bambino non per adorarlo ma per ucciderlo.

Quanta fatica! Ancora una volta come al primo annuncio: prendi con te il Bambino e Maria la tua sposa.

Quanta fatica! Lasciare tutto perché il tutto che adesso possiede è il luogo della morte e fuggire in Egitto. È necessario ri-programmare, ri-pensare, ri-progettare tutta la vita della famiglia in vista della salvezza del Bambino, di Gesù.

Giuseppe, Maria e il Bambino trovano in Egitto accoglienza, come famiglia ritrovano un equilibrio, ri-scoprono la quiete: di certo Giuseppe ha un lavoro, Maria una casa con una cucina e un ferro da stiro, Gesù una piazza, una strada dove giocare con i tanti bambini, tutti stranieri ma, tutti, fanno cerchio attorno a lui ed anche le loro madri, tutte straniere, diventano madre per il piccolo Bambino Gesù.

Ma, ecco, di nuovo l’Angelo del Signore appare ancora una volta a Giuseppe, qui in Egitto e Giuseppe, ancora una volta, si alza, prende il Bambino e sua Madre e va nella terra d’Israele. Adesso in quella terra regna la pace, nessuno cerca il Bambino per ucciderlo, così ascolta in sogno Giuseppe.

È ancora notte per Giuseppe.  È necessario ri-programmare, ri-pensare, ri-progettare. Riprendere il cammino e tutto alla luce della salvezza del Bambino Gesù a lui affidato e alla Madre.

È una notte che si prolunga. Comprende che il Bambino è ancora in pericolo e in quel cammino verso la Giudea ha paura, desidera salvare il Bambino dalla indifferenza che troverà in quel luogo, nella Giudea. Tutto torna come prima, già durante il cammino di ritorno! In un certo modo Giuseppe anticipa l’Angelo che in sogno gli ordina di andare a vivere nella città chiamata Nazareth, nelle parti della Galilea, perché lì cresca il nuovo Germoglio, la salvezza per il nuovo Popolo di Dio, il Nuovo Israele.

Ed è proprio la Galilea che un giorno il Risorto indicherà alle donne come il luogo dove gli Apostoli devono recarsi: là mi vedranno, là, nella Galilea incontreranno la Vita.

Gesù si lascia portare da Giuseppe. Si lascia condurre per un tempo lungo da Giuseppe e da Maria e trova la salvezza nelle notti buie ed insonne di Giuseppe. E, Maria conserva tutto nel suo cuore!

Colui che viene per salvare deve essere salvato, deve essere portato, deve condividere ogni strada, ogni esilio, ogni paura!

La vita, la gioia della famiglia di Nazareth non è riposta in ciò che è mondano: la casa, il lavoro, gli amici, il guadagno, le sicurezze. No! La vita, la gioia della famiglia di Nazareth è riposta nel Bambino Gesù. La vita, la gioia della famiglia di Nazareth è riposta nelle tante preoccupazioni che quel Bambino causa.

Quanti sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine si respirano nella famiglia di Nazareth. Davvero in quella famiglia si onora il Padre, quel Padre che il libro del Siracide invita a temere, a prendere sul serio.

 

 

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