Se vuoi, puoi purificarmi!
Con queste parole, anzi con questa supplica il lebbroso si rivolge Gesù, in ginocchio! È impuro quel lebbroso e, così come aveva ordinato Mosè, deve portare vesti strappate e camminare con il capo scoperto, gridare a tutti: impuro, impuro! E quell’uomo se ne sta da solo, abiterà fuori dell’accampamento.
A nessuno deve avvicinarsi e nessuno deve farsi prossimo a lui.
Se vuoi, puoi purificarmi!
Quanto coraggio il lebbroso esprime in questa supplica.
Disubbidisce alla legge di Dio ed entra nella città, si avvicina a Gesù e non grida impuro impuro ma “Se vuoi, puoi purificarmi!”
Non chiede la guarigione dalla lebbra ma di essere purificato, di essere certo che Dio, il Padre Celeste, lo ama così com’è.
Infatti una certa mentalità considerava la lebbra punizione di Dio all’uomo per un peccato commesso e, quindi, esclusione dall’amore di Dio, esclusione dalla comunità. Una mentalità per tanti aspetti presente anche oggi quando, non comprendendo la sofferenza, pensiamo che essa sia un castigo di Dio; quando, classificando le persone in buone e cattive, pensiamo siano amati da Dio solo i buoni e solo questi possono far parte della comunità, sono chiesa. Gli altri, fuori! Gli altri, vorremmo gridassero forte: impuro, impuro! peccatore, peccatore!
Come il lebbroso ciascuno di noi! Ciascuno di noi come il lebbroso!
Usciamo fuori dalla nostra solitudine e dal nostro vivere nella periferia della chiesa. Accostiamoci al cuore della chiesa, a Cristo, e, anche, se le nostre labbra pronunciano con dolcezza e quasi timore quelle parole: se vuoi, puoi purificarmi!, gridiamo la nostra infermità, attiriamo l’attenzione del Signore, osiamo toccare con il nostro essere impuri il suo cuore.
Se vuoi, puoi purificarmi!
Al nostro osare ecco la mano di Gesù, trafitta dal suo grande amore, osare anch’essa, trasgredire la legge di Mosè e, farsi vicina alla nostra mano.
Oh Chiesa che vivi la tua debolezza! Oh uomo che porti in te i mille volti della lebbra! Corri il rischio di incontrare Gesù, corri all’appuntamento, perché di certo la nostra debolezza coinvolge Gesù, gli tocca il cuore. Lui è pronto a farci gustare tutto il suo amore.
E, mentre tocchiamo il suo cuore e con voce tremante osiamo dire Se vuoi, puoi purificarmi, lasciamoci toccare da lui.
Toccare da lui: nell’ascolto della sua parola!
Toccare da lui: dalla sua croce che si innalza alta, al di sopra delle nostre debolezze, e lascia scendere, come olio profumato il suo Spirito che ci fa chiesa, comunità, che ci impasta come Pane eucaristico.
Toccare da lui: quando nel silenzio del nostro cuore il suo Spirito dolcemente ci rimprovera, ci corregge e ci invita ad adorare.
Toccare da lui: quando lui stesso si presenta noi e, come lebbroso, tende la sua mano verso di noi.
Trovi la sua mano la nostra mano, il suo grido le nostre orecchie, il suo cuore infranto il nostro amore!
Alla legge e ad una certa mentalità abbiamo disobbedito, trasgredito, ma le nostre orecchie hanno udito, il nostro cuore ha ascoltato, lui, Gesù dire: “Lo voglio, sii purificato”.