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Pronti ad accogliere “subito” la chiamata gratuita del Cristo (III T.O.-B) 21/01/2018


Vangelo: Mc 1,14-20
Prima lettura: Gio 3,1-5.10;  Sal 24;  Seconda lettura: 1Cor 7,29-31

Il profeta Giona inviato da Dio alla città di Ninive, la grande città, annuncia: ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta” [1]Gio 3,4.
Gesù, in Galilea, all’inizio del suo ministero proclamando il Vangelo di Dio, diceva: “il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo” [2]Mc.1,15.
L’apostolo Paolo, scrivendo ai Corinzi, dice: “fratelli il tempo si è fatto breve… passa la figura di questo mondo”  [3]1Cor. 7,29.31b.
Ed infine, con il Salmo 24 abbiamo chiesto al Signore di farci conoscere le sue vie.

Abbiamo appena iniziato il cammino di fede, di speranza, di carità con il nuovo anno liturgico, abbiamo appena lasciato la contemplazione del Dio che si fa corpo, carne, prossimo all’uomo ed oggi, la Parola di Dio ci invita a riflettere sul tempo, anzi dà un tempo al tempo: 40 giorni per la conversione della città di Ninive, un tempo lungo che nella lettera di Paolo ai Corinzi  si fa breve, è tempo breve, passa la figura di questo mondo.

E tra l’annuncio del Profeta Giona e del suo tempo e il dire di Paolo ai Corinzi e il suo tempo si colloca la predicazione di Gesù, in Galilea, dopo l’arresto di Giovanni: il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo.

Gesù proclama con la sua stessa vita il Vangelo di Dio, quell’annuncio di salvezza che è promessa all’uomo e vittoria sulla forza del male, su Satana: la stirpe di una donna ti schiaccerà la testa e tu morrai. È la morte di Satana, è la vittoria di Dio che è salvezza per l’uomo.

In Gesù questo tempo di attesa dell’evento di salvezza, predicato dai Profeti e annunciato da Giona alla città di Ninive, la grande città che comprende ogni città, si realizza, trova il suo compimento.

Per gli uditori del Gesù storico il Regno di Dio è imminente e troverà la sua piena manifestazione e compiutezza in quel tempo che va dalle ore 12:00 del venerdì al mattino di Pasqua.

Per i destinatari del vangelo di Marco, che vivono già il tempo post-Pasquale, il tempo è compiuto.

Per noi, lettori ed attenti ascoltatori del vangelo di Marco, il tempo è compiuto ma è anche imminente, sempre imminente, fino alla Parusia.
È il tempo favorevole, il kairos, tempo che Dio nella sua grande bontà di Padre misericordioso che attende Il ritorno dei figli, del minore e del maggiore, e di Madre che sempre veglia sui propri figli e veglia per i propri figli, dona all’uomo perché possa convertirsi e credere nel Vangelo.

Non si tratta solamente di vestire il sacco, di bandire un digiuno, di pentirsi per delle azioni compiute, più o meno gravi, quali l’indifferenza e il lasciarsi sopraffare da una mentalità mondana ma si tratta di conversione, di una nuova relazione con Dio, di un nuovo abbraccio con il Padre attraverso le braccia del Figlio nella potenza dello Spirito.

Passando lungo il mare di Galilea Gesù vide Simone e Andrea e subito li chiamò: Venite dietro a me vi farò diventare pescatori di uomini. E subito lasciate le reti lo seguirono.
Un po’ oltre Gesù vide Giacomo e Giovanni: subito li chiama mentre essi riparavano le reti. Ed essi lasciato il padre nella barca con i garzoni andarono dietro a lui.

È il tempo della chiamata, è il tempo della risposta e per entrambi il tempo è: “subito”.
“Subito” non indica solo il tempo ma anche una modalità, un atteggiamento, una conversione. In questo “subito” allora è possibile leggere la risposta alla chiamata di Gesù da parte dei primi discepoli non come una semplice confessione verbale di fede al Figlio di Dio ma come azione obbediente, fiducia cieca nella Parola di quell’Uomo che vede mentre passa. Ed ancora in questo “subito” è possibile leggere la chiamata del Cristo, il Figlio di Dio a Simone ed Andrea, a Giacomo e Giovanni, come chiamata gratuita fondata solo sull’imperativo della  stessa Parola-chiamata di Gesù “Vieni e seguimi” e non sulle capacità e predisposizioni degli stessi discepoli.

Viviamo il nostro mare di Galilea, lavoriamo con gli altri in questo mare di Galilea per riparare le reti in questo tempo favorevole, già compiuto ma che si è fatto breve, sempre imminente, pronti ad accogliere “subito” la chiamata gratuita del Cristo.

Convertiamoci e crediamo nel Vangelo che non è un “sì, per sempre”, ma è un “subito” per ogni momento, ogni circostanza, ogni tempo che di per se è compiuto ma sempre imminente.


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