Tu, Signore, sei nostro Padre! [I Avvento]


Tu, Signore, sei nostro Padre!
È la prima Parola che risuona alle nostre orecchie in questo primo giorno del nuovo Anno liturgico, in questo primo giorno dell’Avvento: tempo di attesa di un incontro, anzi dell’incontro definitivo con il volto tutto bello del nostro Dio e Padre.
Tu, Signore, sei nostro Padre!
Con questa duplice certezza, Dio è nostro Padre e noi siamo suoi figli, e lo siamo realmente, diamo inizio al nuovo Anno liturgico, memoria perenne dell’unico grande mistero della nostra salvezza, attesa della beata speranza ed annuncio della risurrezione nell’oggi del nostro vivere.
Dio si è fatto uomo, ha condiviso la nostra natura umana percorrendo ed abitando le nostre strade e il nostro tempo. Dio ci ha amato ed amandoci ci ha liberati dal peso del peccato, della morte ed innalzato sulla croce ci dona con abbondanza il suo santo Spirito.
Evento di salvezza che celebrato nella liturgia e vissuto nella storia troverà il suo pieno compimento quando il padrone della casa ritornerà.
E in questo tempo che si pone tra la prima venuta di Gesù e la sua seconda venuta, tempo dello Spirito e della Chiesa si concretizza la venuta intermedia di Gesù nel quotidiano del nostro esistere, del nostro camminare incontro a colui che viene.
In questo tempo e in questo nuovo anno liturgico che è paradigma di tutta la nostra vita di certo sperimenteremo la profezia di Isaia: vagheremo lontano dalle tue vie e il nostro cuore si indurirà perché abbiamo peccato, siamo ribelli! Sperimenteremo il nostro divenire cosa impura, foglie morte tracinate via dal vento!
Ma, allora, faremo risuonare alle nostre orecchie, al nostro cuore quella certezza, l’annuncio più bello: Tu, Signore, sei nostro Padre e Redentore, noi siamo argilla e tu colui che plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.
Facciamo nostro il grido, l’invocazione del profeta Isaia: Se tu squarciassi i cieli e scendessi! I monti sussulterebbero, il tuo volto nascosto tornerà a splendere e noi saremo salvi!
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Un grido, un’invocazione, un’attesa che diventa un “vegliare”.
Ecco il vangelo e la parabola di Gesù. Il padrone è partito, ha lasciato la propria casa ed ha dato potere ai servi, a ciascuno ha affidato un compito e al portiere ha affidato di vegliare.
Ecco l’invito, l’esortazione: Vegliate, perché il padrone di casa ritornerà. Fate in modo che non vi trovi addormentati.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Si, quei cieli che hanno già conosciuto quel passaggio, che sono già stati squarciati di certo torneranno ad essere squarciati quando il padrone di casa ritornerà. Ed allora non facciamoci trovare addormentati, vegliamo.
Ma cosa significa oggi “vegliare”? Cosa significa, oggi, fare in modo che il padrone giungendo all’improvviso non ci trovi addormentati?
Ascoltiamo ancora il profeta Isaia: Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a Te!
Vegliare è stringersi al Signore, al Dio e Padre e fare esperienza nel quotidiano di quella unica certezza iniziale: Tu, sei nostro Padre e noi siamo tuoi figli. Invocare il tuo nome è riconoscere la tua paternità e il nostro essere figli.
Stringersi a te è confidare e praticare con gioia la giustizia mentre percorriamo le tue vie, perché tu vai incontro a chi ti cerca con cuore sincero, a colui che sta alla porta e veglia.
Stare alla porta e vegliare, stare alla porta ed attendere è imparare a leggere la nostra storia, il nostro tempo, la nostra realtà con gli occhi di Dio, di quel Dio che è Padre ed eterno amore.
Stare alla porta e vegliare, stare alla porta ed attendere è vivere e dare un senso alla vita della nostra casa che sorpassi gli angusti limiti della realtà stessa.
Vegliare è la sfida della fede cristiana, è la sfida della chiesa, è la sfida di colui che si stringe al redentore ed invoca il nome più bello: Padre.
Vegliare, vigilare è abitare da portiere la periferia del contingente sempre più consapevoli che la realtà del quotidiano in cui si è immersi, per bella o brutta che sia, non è il centro della nostra vita e neanche della nostra storia. Una storia, una vita, la nostra vita e la nostra storia che dobbiamo imparare a vederla dal suo limite, dalla sua fine, dandole così il suo giusto valore. Vieni Signore Gesù, lo Spirito e la sposa dicono: Vieni Signore Gesù! Si, io vengo presto.
Vegliate!


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