XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO



Questa vedova, così povera,
ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.

Loda il Signore, anima mia.

Così con il Salmo 145 siamo chiamati a lodare il Signore perché egli rimane fedele sempre all’uomo e non cambia a motivo della infedeltà, della fragilità o povertà dell’uomo.

Lui, il Signore è fedele. Da sempre il pane all’affamato, sempre libera i prigionieri, ridona la vista ai ciechi mentre rialza chi è caduto e protegge lo straniero.

Ed ancora, lui il Signore, sostiene l’orfano e la vedova.

Davvero buono il nostro Signore e la sua bontà la sperimentiamo sempre, soprattutto se abbiamo il dono di vivere la povertà, di fare esperienza della fragilità, del peccato, di vivere e di essere come le vedove di Elia e del Vangelo.

Sì, se imitiamo gli scribi che vestono di lusso e desideriamo essere come loro per essere lodati ed avere i saluti (tentazione tanto presente nella chiesa) non faremo mai esperienza della bontà del Signore, non gusteremo mai il suo pane, non ci disseteremo mai alla sua fonte.

E il Signore sostiene le vedove: sostiene la vedova di zarepta e la vedova del tempio perché hanno dato tutto quanto avevano per vivere.

La vedova di zarepta da l’acqua, da il pane al profeta Elia, da tutta se stessa, la sua vita.

Vedova del Vangelo è lodata dal Signore perché in quella buca del tempio ha deposto le sue uniche due monete piccola tutto quanto aveva per vivere, commenta Gesù.

Le vedove, come Gesù sulla croce, donano la loro vita per Elia, per il tempio e i poveri del tempio.

Come Gesù le vedove hanno dato tutto e nonostante siano state derubate dagli scribi e rese da questi povere, più povere di quanto la vedovanza le aveva rese, hanno dato tutto, tutto quanto avevano per vivere.

Siamo chiamati ad imitare la vedova del tempio, la vedova di zarepta e fare della nostra vita un dono non solo per il Signore, così come ha fatto la vedova di zarepta, ma anche per il fratello che amiamo, per il fratello povero, straniero che tende la mano ed attende da quella buca della carità. E nella vedova del vangelo e con la vedova del vangelo, immagine di Gesù spogliato di ogni veste ed anche della tunica cucita tutta d’un pezzo, impariamo a donare tutta la nostra vita, simboleggiata dalle due monete, per coloro che ci derubano. La vedova è stata derubata dagli scribi ed è nel tempio degli scribi che versa le sue uniche due monete donando la sua vita, allora, anche per chi la resa davvero povera, derubandola.

Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi.

diac. Gandolfo Sausa
6 novembre 2021

 


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