Iniziamo il nostro cammino verso il Natale con Giuseppe che torna con la sua immagine ad abitare uno spazio della nostra assemblea. Oserei dire, andiamo dietro a Giuseppe perché a noi è dato di guardare solo le sue spalle poiché egli hai i suoi occhi sempre rivolti al Bambino Gesù!
Un cammino di nove giorni verso il Natale per la pietà popolare con la sua bella novena. Un cammino invece di otto giorni verso il Natale per la liturgia e la Parola che ascolteremo e che ha inizio domani sera, giorno 17.
La Chiesa fin dall’antichità conosce il tempo dell’ottava, l’ottava di Natale, di Pasqua e il giorno ottavo dice il tempo della vita piena, dice il Regno del Padre, dice, con una parola semplice, il Paradiso. L’ottavo giorno è quel giorno che non trova posto nella nostra settimana ma è quel giorno che tutti attendiamo, il nostro incontro con il Signore della vita.
L’ottava, dal 17 al 24 dicembre ci condurrà alla grotta di Betlemme, e in quella grotta buia contempleremo e gioiremo per quel bambino che sta tra le braccia di Maria ed illumina dall’Alto della Croce il Giardino della risurrezione, il nuovo Eden.
Ottava e pietà popolare con la sua novena. I nostri padri avevano compreso bene il valore dell’ottava, avevano compreso bene che nell’ottavo giorno della grotta di Betlemme si celebrava la vita nuova, ogni uomo veniva ricreato se giungeva a quella grotta con cuore docile e con le mani vuote, anzi piene solo di fragilità. I nostri padri avevano compreso bene nella fede che il Bambino della grotta è il Figlio di Dio, fatto uomo per la salvezza dell’uomo. Allora ecco un giorno in più, il nono giorno, quel giorno in più che serve ad iniziare bene l’ultimo tratto di cammino, l’ottava.
E come iniziare questo ultimo tratto di strada che ci separa dalla notte santa, dalla notte illuminata da colui che sa camminare nel buio? Come arricchire questo nono giorno? con quale parola? Con quali sentimenti?
Fammi conoscere, Signore, le tue vie!
Sì, stasera con il salmo 24 abbiamo chiesto e chiediamo al Signore di insegnare al nostro cuore i sentieri da percorrere, di indicare a noi peccatori la via giusta, di guidare i poveri secondo giustizia nella via santa.
Ogni nostro sforzo nel cammino trovi sostegno, bastone e sicurezza non nelle nostre forze ma nel nostra cantare con gioia:
Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà Signore!
La nostra salvezza è nella Misericordia del Padre e la Misericordia del Padre la incontreremo in quella notte santa dove il buio del peccato e della morte trova fine nella luce del volto del bambino rischiarato per noi dalla stella dello Spirito Paraclito!
Nella prima lettura abbiamo ascoltato l’oracolo di Balaam, l’uomo dall’occhio penetrante, dalle orecchie capaci di ascoltare e che vede e fa esperienza della visione dell’Altissimo e può dire:
Io lo vedo, ma non ora,
io lo contemplo, ma non da vicino:
una stella spunta da Giacobbe
e uno scettro sorge da Israele.
Quel velo che non permette a Balaam di vedere e di contemplare ora e da vicino colui che solo sa benedire, nella grotta di Betlemme i nostri occhi resi penetranti dalla forza dello Spirito e dalla Parola che giunge alle nostre orecchie, quel velo cade e i nostri occhi vedono e contemplano l’Amore, la Carità di quel Padre che attende il ritorno del Figlio che porta con sé ogni uomo.
Non imitiamo i sacerdoti del Vangelo e non perdiamo il nostro tempo nel cercare di comprendere con quale autorità il bambino della grotta ci condurrà tutti, perché neppure uno ne perderà, al Padre buono. No, non perdere tempo a comprendere perché mai potremo prendere con noi tutto l’Amore ma sarà l’Amore ad avvolgerci nel manto della Carità.