BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE – LE PALME – ANNO C (14 aprile 2019)


Entriamo nel tempo della Settimana Santa, segnata, in questa domenica delle Palme, simultaneamente dall’ingresso di Gesù in Gerusalemme e dalla narrazione della sua passione e morte. Egli entra ed è accolto come re ma il suo trono è diverso: è il trono del servizio.

Oggi, seguiamo Gesù mentre sale a Gerusalemme  e mentre a Betfage, casa del fico secco, scopriremo che ancora non siamo pronti ad accogliere Gesù e il suo amore, siamo infatti quel fico secco che non da frutto e che il contadino ha deciso di tagliare, a Betania, casa del povero, faremo esperienza di un Messia che si fa vicino al povero, al peccatore, faremo esperienza di un messia che desidera solo servire, solo amare fino ad accettare di essere tagliato al posto del fico, di prendere su di se ogni sofferenza ed ogni peccato per annientarli con la sua morte chiamando alla vita l’uomo perché porti frutti con abbondanza.

Gesù invia due discepoli nel villaggio vicino a slegare un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito, perché entrerà a Gerusalemme da re, ma a differenza di Davide e degli altri re, cavalcherà un asino, romperà la tradizione che attende un messia potente e mostra il suo vero volto, il volto del Messia, il volto del servo che viene solo per servire e non per essere servito, che desidera solo amare e tutti chiama amici. Entra a Gerusalemme con un puledro, così come Zaccaria aveva profetizzato:
Esulta grandemente figlia di Sion,
giubila, figlia di Gerusalemme!
Ecco, a te viene il tuo re.
Egli è giusto e vittorioso,
umile, cavalca un asino,
un puledro figlio d’asina.
Farà sparire i carri da Efraim
e i cavalli da Gerusalemme,
l’arco di guerra sarà spezzato,
annunzierà la pace alle genti,
il suo dominio sarà da mare a mare
e dal fiume ai confini della terra.

Sì, giubiliamo di gioia perché il nostro Re è umile e cavalca un puledro, figlio di asina. Mai più cavalli a Gerusalemme, mai più la guerra ma dalla bocca del Messia solo un annuncio, l’annuncio della pace con la quale dominerà da mare a mare, dal fiume ai confini della terra.

Gesù è il Messia che il Padre stesso ungerà con l’olio del monte degli ulivi perché sia servo che lava i piedi ad ogni discepolo, ad ogni uomo chinandosi fino ad essere innalzato sul legno della croce alta e deposto dai suoi stessi crocifissori nella fossa così come Paolo testimonia in Atti 13,9.

Lui è il servo che invia i suoi discepoli a slegare l’asino legato perché sia condotto a Lui. Sentiamoci tutti quell’asino legato, schiavi del nostro peccato e delle nostre miserie e lasciamoci riconciliare con il Signore. Gettiamo i nostri mantelli: le nostre ricchezze e certezze, i nostri fallimenti ed ogni nostra sofferenza sul puledro perché tutto diventi servizio, tutto diventi fonte di salvezza, olio prezioso versato su capo di Aronne, che scende sulla barba di Aronne, sull’orlo della sua veste, rugiada che scende sui monti di Sion.

Entriamo nel tempo della settimana santa e fissiamo i nostri occhi al Signore che cavalca il puledro e mentre in cuor nostro come Pietro gli diciamo: sono pronto a cavalcare con te l’asino, lasciamo che il Signore si volti e fissi i nostri occhi, come fissò quelli di Pietro, per ricordarci che per niente lo abbiamo tradito, per niente lo tradiamo, per niente lo tradiremo: faremo fatica a cavalcare il suo puledro finché nell’umiltà non accetteremo che il nostro aiuto e la nostra forza è nel Signore Crocifisso e risorto.

Viviamo la settimana santa e in essa con gioia vera viviamo il Triduo Pasquale: Lasciamoci abbagliare dalla luce che riflette dal catino dove i nostri piedi vengono lavati da colui che serve. Lasciamoci abbagliare dalla oscurità che i cieli conoscono da mezzogiorno alle tre, lasciamoci abbagliare dalle tenebre del sepolcro ed allora i nostri occhi si apriranno e saranno capace di vedere e lasciarsi abbagliare dallo splendore della luce del sepolcro vuoto che la pietra teneva prigioniera ma che il messia ha rotolato via.

Seguiamo Gesù nel tempo della settimana santa e, insieme alla folla, insieme alla chiesa e ad ogni uomo, pieni di gioia, cominciamo a lodare Dio a gran voce per i prodigi che i nostri occhi vedono e che le nostre orecchie ascoltano dal grido della pietra: Gesù Cristo è Signore!

 


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