Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti.
Così le nostre orecchie hanno ascoltato dalla profezia di Geremia, la prima lettura.
E nel Vangelo questa profezia si realizza accanto a quell’altra profezia che abbiamo ascoltato domenica scorsa.
Alla fine, Gesù riavvolse il libro e disse: Oggi, questa Parola che voi avete ascoltata si è realizzata, trova il suo compimento.
Alle Parole di Grazia che Gesù aveva pronunciato dal profeta Isaia escludendo ogni parola di vendetta, la reazione di quanti lo ascoltano è negativa: Non è costui il Figlio del Falegname. Ed ancora: Medico cura te stesso, salva te stesso. Compi i prodigi che hai fatto in terra straniera nella tua Nazareth. Ed infine tutti si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte.
Le parole di grazia pronunciate da Gesù rimandano alla sua identità: non è il Figlio del falegname? Con quale autorità può cambiare o omettere il giorno di vendetta annunciato da Isaia? In Dio Padre e nel suo Figlio inviato e pieno di Spirito santo, solo l’amore, solo la misericordia.
Nessuna vendetta in Dio.
I presenti nella sinagoga non comprendono perché, così come ci ha raccontato Luca, sono pieni di sdegno. Uno sdegno che non permette loro di vedere Gesù e di comprendere quelle parole di grazia, anzi le stesse parole di grazia suscitano altro sdegno.
Medico cura te stesso, nella tua Nazareth opera gli stessi prodigi.
Ancora una richiesta di segni per poter credere, ancora un tentativo di imprigionare Dio e il suo Messia ad una legge, ad un popolo.
Nessun segno Gesù darà ma riporterà alla memoria di quanti erano nella Sinagoga due azioni compiute da Dio e che forse il popolo volutamente dimenticato: Dio ha visitato in Elia la vedova di Zarepta, Dio ha sanato in Eliseo Naaman il Siro. Due azioni che raccontano l’amore universale di Dio, un amore per ogni popolo, per ogni uomo, un amore che non conosce confini.
Un amore per ogni condizione umana: nella povertà della donna e nella sofferenza del Siro, ogni povertà ed ogni sofferenza dell’umanità. Dio sceglie, ama e predilige il povero.
Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città.
Così difatti è avvenuto qualche anno dopo: a Gerusalemme la folla che accoglierà Gesù lo caccerà fuori dalla città e lo accompagnerà fin sul ciglio del monte.
Non accada alla chiesa, non accada a nessun uomo di cacciare fuori dalla città Gesù, di cacciare fuori dalla propria vita Gesù accompagnandolo fin sul ciglio del monte.
Coloro che erano presenti nella sinagoga di Nazareth sono scusati perché non conoscevano e solo nel segno di Gesù che passa in mezzo a loro e si mette in cammino potevano riconoscerlo! La folla di Gerusalemme è scusata perché ad essa non è stato dato nessun segno ma noi, chiesa di Gesù, conosciamo e abbiamo compreso quel passare di Gesù in mezzo a coloro che erano pieni di sdegno nella sinagoga e il suo mettersi in cammino. Noi chiesa di Gesù conosciamo e abbiamo visto quel camminare di Gesù dal monte alto della Croce al giardino della risurrezione fino al cenacolo dove ancora una volta Gesù sta in mezzo e riempie solo di pace il cuore di coloro che lo accolgono.
La nostra bocca racconti solo la salvezza, pronunci solo parole di grazia!