Nel secondo giorno dell’Ottava di Natale, la Chiesa pone alla nostra contemplazione, dopo il diacono Stefano, l’Apostolo ed evangelista Giovanni.
Dal diacono Stefano abbiamo appreso a chiedere al Bambino che viene per noi il coraggio di scelte radicali che rendono la nostra vita simile a quella dell’uomo delle beatitudini, dell’uomo che dall’alto della Croce dona il suo Spirito invocando la misericordia del Padre per coloro che lo uccidevano come un malfattore.
Ed oggi, dall’Apostolo ed evangelista Giovanni impariamo a contemplare tutto l’amore del Bambino Gesù che si fa gioia per quell’uomo a cui si fa prossimo ponendosi accanto come compagno, davanti come guida e dietro come sostegno.
Si fa prossimo bussando e chiedendo di essere prossimo!
Così, oggi, siamo invitati tutti a ripercorrere, come figli, quanto l’apostolo Giovanni nella sua prima lettera scrive: quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi.
Nel rileggere e nell’ascoltare questo incipit della lettera di Giovanni come non far memoria di quel prologo che annunzia come il Verbo eterno si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi!
Nel rileggere e nell’ascoltare questo incipit della lettera di Giovanni come non ricordare ogni parola e ogni parabola del maestro delle beatitudini!
Nel rileggere e nell’ascoltare questo incipit della lettera di Giovanni come non fare memoria dei segni operati dall’uomo misericordioso a favore degli ultimi e poveri!
Nel rileggere e nell’ascoltare questo incipit della lettera di Giovanni come non riandare alla Notte Santa del Natale quando la luce ha brillato nelle tenebre e ci ha permesso di toccare il Verbo della vita, la vita eterna!
Con l’apostolo ed evangelista Giovanni oggi desideriamo andare al sepolcro dell’uomo deposto in esso e, se il nostro correre sarà lento a causa della nostra stanchezza e delle nostre tante delusioni e fallimenti, chiediamo a lui, a Giovanni di attenderci prima di entrare perché con Lui e guidati dalla sua vista di aquila possiamo anche noi vedere e credere.
Vedere, credere e annunciare, imitando l’apostolo ed evangelista, la vita eterna, quella che era presso il Padre, che si è fatta visibile nella Notte santa del Natale facendoci dono della gioia che scaturisce dalla comunione.
Comunione nella chiesa e comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.