Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli (Lc 12,35-38)


Un invito: siate pronti ad aprire subito al padrone quando arriva e bussa. Tenete le lampade accese, le vesti strette ai fianchi. State svegli fino all’arrivo del padrone.
Pronti ad aprire al padrone quando arriva e bussa. Pronti ad ascoltare quel bussare alla porta del padrone, sia che giunga nel mezzo della notte o prima dell’alba. Pronti sempre ad ascoltare e ad aprire.
Pronti tenendo le lampade accese, le vesti strette ai fianchi.
Mi piace pensare il silenzio, quel silenzio che ti permette di ascoltare colui che parla e, in questo caso, colui che bussa. Un silenzio che non è solo assenza di rumori ma ricco di luce, di speranza. Un silenzio riempito dall’ascolto della Parola, fatto con abbondanza e nello Spirito. Un silenzio fatto con le vesti strette ai fianchi. Un silenzio capace di tenere svegli per l’intera notte, fino all’alba, alle prime luci.
Un silenzio capace di ascolto, di riconoscere quel bussare del padrone che arriva.
Un invito allora a vivere il tempo proiettati in quella attesa del padrone che bussa. Vivere, oserei dire, l’ascolto quotidiano del futuro per essere presente nel tempo dell’ascolto.
Quanto è facile lasciarsi distrarre dalle mille proposte mondane! Quanto è facile ascoltare i mille suoni mondani! Quanto è facile dimenticare che il padrone tornerà e busserà e, se apriremo la porta del nostro cuore, si fermerà, cenerà con noi, anzi, sarà lui stesso a servire noi dopo aver imbandito per noi la tavola.
Alleniamoci nell’ascolto del silenzio. Teniamo sempre la lampada accesa: la lampada della fede, della carità, della speranza. Teniamo svegli i nostri occhi gridando sempre con più forza: Signore, abbi pietà di me!


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