Guai a voi, scribi e farisei ipocriti. (Mt. 23,13-22) 27 agosto 2018


Il vangelo di oggi e i “guai” che Gesù rivolge a farisei e scribi, definendoli ipocriti, possiamo pensare che non ci riguardano, non siamo farisei, non apparteniamo al primo popolo di Dio e ci sforziamo di non essere ipocriti. Un vangelo e una parola dura da comprendere perché non siamo abituati ad ascoltare Gesù parlare in questo modo.

Guai a voi che non solo non entrate nel Regno di Dio ma non permettete nemmeno agli altri di entrarvi. Mi soffermo solo su questo primo “guai”.

I farisei e gli scribi non hanno creduto in Gesù, il Figlio unigenito, l’eletto. Non hanno creduto e non hanno riconosciuto in lui la porta stretta da attraversare per abitare di nuovo il Giardino dell’Eden. La prima domanda alla quale dobbiamo dare una risposta è: noi crediamo, riconosciamo in Gesù la porta che ci permette di vivere il Regno di Dio? Oppure confidiamo nelle nostre misere forze dimenticando che solo la Croce salva e porta al Giardino della Risurrezione?

Ed ancora Gesù rivolgendosi ai farisei e agli scribi dice: non permettete agli altri di entrare nel Regno di Dio.

Una parola oggi rivolta a noi. In che senso? Innanzitutto ci preoccupiamo della salvezza degli altri? Oppure, come in un passato recente, pensiamo alla nostra salvezza dimenticando il nostro prossimo, chi ci è vicino. Ed ancora: quale Vangelo, quale Gesù presentiamo, noi che siamo vicini alla Chiesa, all’uomo di oggi, ai nostri giovani, ai nostri piccoli? Spesso dimentichiamo il Vangelo e la misericordia del Padre e predichiamo ed imponiamo una legge  che noi stessi non rispettiamo.

Infine chiediamoci: amiamo indossare le maschere oppure ci presentiamo al Padre buono e ai nostri amici così come siamo, fragili e capaci solo di accumulare fallimenti su fallimenti.

Guai a me se sono sordo a Gesù che grida.


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