Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due [(XV T.O. – B (15 luglio 2018)]


È giunto il tempo della missione per gli Apostoli, per i Dodici chiamati gratuitamente da Gesù.
E questa prima missione giunge dopo che Gesù, in giorno di sabato, insegna nella sinagoga e suscita stupore, meraviglia, in coloro che lo ascoltavano.
Un profeta non è disprezzato che nella sua casa e, così, percorrendo i villaggi d’intorno, insegnava.
E adesso chiama a sé i dodici che lo avevano seguito e, prendendoli con sé, li manda a due a due.
La missione dei Dodici, la missione della Chiesa, ha origine in Gesù, prende il via dal suo mandato.
Nessun piano pastorale, nessuna persona, nessuna idea può essere all’origine della missione dei Dodici, della Chiesa, se non Gesù, il figlio del falegname, il figlio di Maria, colui che chiama a sé per inviare a due a due!
E prima ancora di essere annuncio, prima ancora di essere parola da dire, la missione è atteggiamento di vita, è scelta di comportamento.
Innanzitutto è missione di Chiesa, inviati a due a due, non solo perché possano sostenersi vicendevolmente ma perché la Chiesa è comunità, comunione e deve presentarsi come popolo di Dio, Corpo di Cristo, Sposa dello Sposo.
E a tutti è dato il potere sugli spiriti impuri!
E la missione che Gesù affida ai Dodici, alla Chiesa, corrisponde ad un viaggio. È il viaggio della vita di ogni uomo, di ogni cristiano, dei dodici. È quel viaggio che mentre è cammino verso l’Amore infinito è, ugualmente, testimonianza di Cristo.
Tutta la vita è missione, tutta la vita è un viaggio che ha il suo inizio fondante in Gesù, nel Vangelo, al Fonte battesimale. Cammino che diventa testimonianza, accoglienza nel quotidiano di un invito per essere inviati.
Nei dodici vi è tutta la Chiesa, nei Dodici vi è ogni seguace di Gesù.
E cosa chiede Gesù ai dodici?
Per il viaggio è necessario munirsi solo di un bastone e di calzare i sandali.
È il bastone di Abramo che lascia la sua terra e tutte le sue sicurezze e parte, per un viaggio. Sostegno ad Abramo solo il bastone, solo la fede in quel Dio che non solo chiama e lascia intravvedere la meta da raggiungere ma che anche si fa compagno di viaggio.
È il bastone di Mosè, il bastone della speranza. È il bastone con cui Dio, YHWH, manifesta la sua potenza misericordiosa al popolo d’Israele: annienta i serpenti, fa attraversare il Mar Rosso, fa scaturire l’acqua dalla roccia. È, ancora, il bastone innalzato nel deserto a cui guardare con speranza per essere guariti.
È il bastone della carità, il legno della Croce che alta si innalza sul monte, debolezza di Dio e sapienza per il viaggio del Maestro, il Figlio di Dio e di ogni suo seguace ed inviato.
Con la voce dell’Apostolo Paolo a noi giunge la Parola di colui che invia: Ti basta la mia forza che si manifesta nella croce: quando sei debole è allora che sei forte.
Ed ancora Gesù chiede ai Dodici di calzare i sandali. Il viaggio, la missione, avviene percorrendo le strade di ogni villaggio d’intorno. I calzari, ricordano ai Dodici e ad ogni cristiano che la missione deve incarnarsi nel vissuto storico e terreno di ogni uomo e di tutta la creazione. Non è missione spirituale se non nel senso che lo Spirito, per mezzo dell’inviato, raggiunge tutti e tutto.
Inviati nel mondo, al mondo e per il mondo. Quanta delicatezza nei confronti del mondo: se non vi accoglieranno e non vi ascolteranno, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro. Nessuna imposizione ma solo testimonianza, solo dono, solo i calzari ai piedi.
Non portate pane, ne sacca, ne denaro, ne due tuniche.
Non portate pane ma nutritevi del Pane Eucaristico!
Non portate sacca perché il Signore sa di cosa avete bisogno e se veste gli uccelli del cielo non farà lo stesso con voi?
Non portate denaro nella cintura perché non comprate ed accumulate tesori nel viaggio che ruggine e tarlo consuma. La vostra cintura sia piena solo della carità.
Non portate due tuniche: perché pensare al domani? Questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita.
Nei dodici la Chiesa e nella Chiesa tutti i battezzati sono chiamati da Gesù a sé ed inviati.
L’esperienza del profeta Amos sia l’esperienza di tutta la Chiesa, non solo del Vescovo o dei presbiteri ma di tutto il popolo. Ogni membro della Chiesa e tutta la Chiesa insieme al profeta Amos dica:
«Non ero profeta né figlio di profeta;
ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro.
Il Signore mi prese,
mi chiamò mentre seguivo il gregge.
Il Signore mi disse:
Va’, profetizza al mio popolo Israele».


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