I miei occhi hanno visto la tua salvezza. Presentazione di Gesù al tempio – A. 02 febbraio 2020.


I miei occhi hanno visto la tua salvezza.

Nel cuore del Vangelo abbiamo ascoltato: I miei occhi hanno visto la tua salvezza.

Mi chiedo e chiedo a voi: gli occhi di chi hanno visto la salvezza!

Ed ancora mi chiedo e vi chiedo: di chi è la salvezza che i miei occhi hanno visto!

Gli occhi che hanno visto la salvezza certamente sono gli occhi dell’uomo, il cui nome è Simeone, l’uomo che ascolta (questo è il significato del suo nome) e proprio perché ascolta è uomo giusto e pio, proprio perché ascolta aspetta la consolazione e lo Spirito Santo è su di lui.

I miei occhi sono allora quelli di Simeone e nell’uomo giusto Simeone c’è tutto il popolo giusto di Dio che attende e che adesso può vedere. Un’attesa che trova un compimento.

Sono gli occhi Di Simeone, sono gli occhi del popolo giusto ma sono ancora gli occhi della profetessa Anna, (favore – grazia di Dio) figlia di Fanuele (volto di Dio) della tribù di Aser (buona fortuna) che ha per grazia di Dio la buona fortuna di vedere il volto di Dio. Ed Anna è una profetessa, molto avanzata negli anni e rimasta vedova fin dalla giovinezza abita il tempio perché ha perso lo sposo e vive una vita vuota, lontana dal volto del suo sposo. E con gli occhi di Anna ha visto ancora una volta tutto il popolo d’Israele, anziano anche lui come anziana è Anna, ed attende da tanto tempo che gli occhi possano vedere. E l’incontro, i suoi occhi vedono quando Simeone predice la Croce, l’ora della contraddizione!

Ed ancora sono gli occhi di Maria e di Giuseppe, sono gli occhi di coloro che sono nel tempio ed ascoltano Anna che parla del Bambino, sono gli occhi di tutti i popoli.

Ed infine sono anche i nostri occhi che vedono.

Ma perché gli occhi possono vedere? Perché è sorta la luce, la salvezza è luce. Gesù è la salvezza ed è lui la luce che permette agli occhi di vedere. Così non bastano gli occhi per vedere se ad essi non si aggiunge la luce come all’alba, quando si aspetta il sorgere del sole che permette agli occhi divedere e di contemplare.

Domenica la celebrazione eucaristica ha inizio con la luce dei ceri con cui andiamo incontro al Signore. È la luce di Cristo, è la luce dello Spirito Santo, è la luce che il Padre ci dona per camminare, convertirci, scegliere il bene.

E cosa vedono gli occhi?

La tua salvezza. Di chi è la salvezza. Nell’Apocalisse leggiamo: La salvezza appartiene al nostro Dio e all’agnello il cui fianco sarà trafitto da una spada. A Maria Simeone preannuncia: Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori!

La spada trafiggerà l’anima, tutta la persona di Maria.

È innanzitutto ciò che vivrà Maria ai piedi della Croce quando il soldato trafigge il cuore di Gesù. Luca non racconta questo episodio ma certamente lo conosce bene.

Ed ancora è la spada che è la Parola di Dio, il Verbo stesso incarnato, che è posta per la caduta e la risurrezione di molti. Vale anche per Maria non perché è afferrata dal dubbio sul proprio figlio, quanto piuttosto perché dovrà imparare a considerarsi madre del Figlio di Dio, la beata non perché dà alla luce ma perché ascolta la Parola di Dio. La Parola è spada a doppio taglio.

Ma quando gli occhi possono vedere? In questo tempo le nostre orecchie hanno ascoltato spesso: Compiuti i giorni, ne sesto mese, in quei giorni, sì compì il tempo per il parto. E adesso al versetto 22 leggiamo ancora: quando furono compiuti i giorni: il tempo prescritto nel libro del levitico per la purificazione della Madre (Lv 12,2-8: “Parla agli Israeliti dicendo: “Se una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà impura per sette giorni; sarà impura come nel tempo delle sue mestruazioni.  L’ottavo giorno si circonciderà il prepuzio del bambino. Poi ella resterà ancora trentatré giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione. Ma se partorisce una femmina sarà impura due settimane come durante le sue mestruazioni; resterà sessantasei giorni a purificarsi del suo sangue. Quando i giorni della sua purificazione per un figlio o per una figlia saranno compiuti, porterà al sacerdote all’ingresso della tenda del convegno un agnello di un anno come olocausto e un colombo o una tortora in sacrificio per il peccato. Il sacerdote li offrirà davanti al Signore e farà il rito espiatorio per lei; ella sarà purificata dal flusso del suo sangue. Questa è la legge che riguarda la donna, quando partorisce un maschio o una femmina. Se non ha mezzi per offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi: uno per l’olocausto e l’altro per il sacrificio per il peccato. Il sacerdote compirà il rito espiatorio per lei ed ella sarà pura””)

E poi osservano la legge del riscatto (Es. 13,11-16: giurato a te e ai tuoi padri, e te l’avrà data in possesso,  tu riserverai per il Signore ogni primogenito del seno materno; ogni primo parto del tuo bestiame, se di sesso maschile, lo consacrerai al Signore. Riscatterai ogni primo parto dell’asino mediante un capo di bestiame minuto e, se non lo vorrai riscattare, gli spaccherai la nuca. Riscatterai ogni primogenito dell’uomo tra i tuoi discendenti. Quando tuo figlio un domani ti chiederà: “Che significa ciò?”, tu gli risponderai: “Con la potenza del suo braccio il Signore ci ha fatto uscire dall’Egitto, dalla condizione servile. Poiché il faraone si ostinava a non lasciarci partire, il Signore ha ucciso ogni primogenito nella terra d’Egitto: i primogeniti degli uomini e i primogeniti del bestiame. Per questo io sacrifico al Signore ogni primo parto di sesso maschile e riscatto ogni primogenito dei miei discendenti”. Questo sarà un segno sulla tua mano, sarà un pendaglio fra i tuoi occhi, poiché con la potenza del suo braccio il Signore ci ha fatto uscire dall’Egitto”.)

Ma torniamo un attimo sul tempo. Quando viene portato il bambino al tempio per la puririfcazione? Facciamo un po’ di conti:

Dall’annuncio a Zaccaria all’annunciazione          6 mesi = 180 giorni
Dall’annunciazione alla nascita                                  9 mesi = 270 giorni
Dalla nascita di Gesù alla presentazione al tempio:              40 giorni
180+270+40 = 490 giorni, cioè 70×7 (settanta settimane)
Siamo proprio alla settantesima settimana del profeta Daniele (Dan. 9,1-27) che così prega e si rivolge al suo Dio:

Signore, secondo la tua misericordia, si plachi la tua ira e il tuo sdegno verso Gerusalemme, tua città, verso il tuo monte santo, poiché per i nostri peccati e per l’iniquità dei nostri padri Gerusalemme e il tuo popolo sono oggetto di vituperio presso quanti ci stanno intorno. Ora ascolta, Dio nostro, la preghiera del tuo servo e le sue suppliche e per amor tuo, o Signore, fà risplendere il tuo volto sopra il tuo santuario, che è desolato. 18Porgi l’orecchio, mio Dio, e ascolta: apri gli occhi e guarda le nostre desolazioni e la città sulla quale è stato invocato il tuo nome! Non presentiamo le nostre suppliche davanti a te, basate sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia. Signore, ascolta; Signore, perdona; Signore, guarda e agisci senza indugio, per amore di te stesso, mio Dio, poiché il tuo nome è stato invocato sulla tua città e sul tuo popolo”.  Mentre io stavo ancora parlando e pregavo e confessavo il mio peccato e quello del mio popolo Israele e presentavo la supplica al Signore Dio mio per il monte santo del mio Dio, 21mentre dunque parlavo e pregavo, Gabriele, che io avevo visto prima in visione, volò veloce verso di me: era l’ora dell’offerta della sera.  Egli mi rivolse questo discorso: “Daniele, sono venuto per istruirti e farti comprendere.  Fin dall’inizio delle tue suppliche è uscita una parola e io sono venuto per annunziartela, poiché tu sei un uomo prediletto. Ora stà attento alla parola e comprendi la visione:

24Settanta settimane sono fissate
per il tuo popolo e per la tua santa città
per mettere fine all’empietà,
mettere i sigilli ai peccati, espiare l’iniquità,
portare una giustizia eterna,
suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei santi.

È il giorno in cui si mette fine all’empietà, i sigilli ai peccati, si espia l’iniquità… è il giorno dell’unzione del Santo dei santi.

Ma ancora è il giorno predetto dal profeta Malachia che ascoltiamo nella prima lettura: Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti.

La profezia di Daniele apre davvero i nostri occhi, possiamo comprendere adesso.

Luca ci racconta che Maria va al tempio per adempiere alla purificazione e per offrire al Signore il suo primogenito. Ma era necessario che Maria andasse al tempio per la purificazione? Luca sa bene che Maria è la piena, la prescelta, ce lo ha raccontato lui stesso raccontandoci dell’annunzio dell’angelo Gabriele? È necessario portare il Bambino al Tempio? Luca ci ha già svelato il nome del bambino: Gesù, colui che salva.

Ed allora perché Luca ci racconta di Maria e di Giuseppe che adempiono alla legge?

Maria e Giuseppe portano il Bambino al tempio perché egli stesso possa purificare non la Madre ma colei di cui ella è segno: è il popolo di dio, la sposa del Signore, che deve essere purificata. Gesù al tempio purifica mentre viene consegnato, offerto al Signore.

Adesso tocca a noi seguire Simeone e lasciarci muovere dallo Spirito per abbracciare e benedire Gesù, la salvezza che i nostri occhi vedono. Quando vedono la salvezza? Oggi, nel tuo quotidiano impara a vedere la salvezza. La chiesa ogni sera ci fa pregare: Ora lascia o Signore… perché i miei occhi hanno visto la salvezza. Impariamo la sera a chiederci: durante il giorno ho incontrato la salvezza? Se non riusciamo a trovare la risposta forse i nostri occhi non sono illuminati dalla luce del Vangelo, forse i nostri occhi sono stanchi.

Imitiamo anche Anna e noi siamo tutti benedetti perché davvero i nostri occhi vedono la salvezza…

Lodiamo il Signore e parliamo del bambino a quanti aspettano la redenzione. Sì, parliamo del bambino, raccontiamo il bambino.

Ed infine imitiamo Maria, Giuseppe e il bambino che tornano nella loro Nazaret, nel loro quotidiano e lì crescono, lì il bambino cresce e si fortifica, pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui.


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