S. Giovanni, apostolo ed evangelista, nell’Ottava di Natale


In questo secondo giorno dell’Ottava di Natale, unico grande giorno in cui facciamo memoria del Bambino Gesù che nasce per noi, l’evangelista ed apostolo Giovanni, secondo testimone dopo Stefano di ciò che accade nella grotta, ci conduce in quel primo giorno della settimana quando Maria di Magdala corre da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e dice: Hanno portato via il Signore dal Sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto.
Il Bambino che nel giorno grande del Natale viene a noi è proprio quell’uomo deposto nel Sepolcro e che nel primo giorno della settimana va cercato: le donne per completare i riti della sepoltura, Giovanni per vedere e credere e Pietro per confermare quanto Giovanni “vide” e “credette”.
Alle parole della donna, di Maria di Magdala, Pietro e Giovanni corrono al Sepolcro e scoprono i teli in cui era stato avvolto il corpo di Gesù posati là, mentre il Sudario avvolto in un luogo a parte.
Cosa ha visto Giovanni per cui credette: un sepolcro vuoto, delle bende posate là, il sudario in un luogo a parte.
Vede ciò che era da principio. Cioè riconosce la Vita che era presso il Padre e che si è manifestata all’uomo in quel “principio” della vita del Bambino Gesù.
La vita eterna ha udito, ha veduto e mentre la contempla adesso, nel bambino Gesù può anche toccare con le sue mani.
Sì, LA VITA ETERNA, il verbo eterno veduto e contemplato nella creazione fatta a sua immagine e somiglianza, adesso nel Natale del Signore può essere anche toccato con le mani, e a quanti lo accolgono è donato di diventare figli del Padre.
Imitiamo Giovanni, imitiamo Pietro e corriamo insieme ai pastori, ai Magi, ad ogni uomo e ad ogni donna nella grotta di Betlemme. Chiniamo il nostro capo e, contrariamente a Giovanni e a Pietro, vedremo una culla occupata da un bambino avvolto in fasce: il Verbo eterno si è fatto carne, le nostre mani adesso possono toccare la vita eterna perché un bambino ci è stato donato.
Nel giorno grande del Natale il Bambino riconosciuto come la vita eterna, il verbo eterno, da Giovanni Pietro ci viene annunciato perché anche noi possiamo vedere, credere ed essere in comunione con loro.
Una comunione che è gioia grande, gioia piena, gioia da scrivere, da raccontare, vivere: nel bambino Gesù della grotta di Betlemme il cielo squarciato ci ha donato il tre volte Santo, l’Emanuele il Dio con noi.
Nel Gesù del sepolcro vuoto la terra vede di nuovo i cieli squarciarsi e “noi con Dio” l’Emanuele, abiteremo l’IN PRINCIPIO: gusteremo e gioiremo la perfetta comunione con il Padre, con il Figlio, con lo Spirito.


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